Fra San Lorenzo e Capo Berta lungo il mare e al riparo della dorsale montuosa che va dal monte Faudo al monte Moro, a monte Grande e al Pizzo d'Evigno, si estende ad anfiteatro, suddiviso in più valli e vallette aperte e dal rilievo assai meno aspro che ad occidente, il territorio propriamente detto di Imperia, che fa capo ai due centri , già rivali ed oggi uniti, di Porto Maurizio e Oneglia. Esso possiede analoghe caratteristiche fisiche, analoghe risorse, un dialetto affine e gli stessi connotati delle valli più vicine ad Albenga, del cui territorio comitale fece parte fino al secolo XIIIe della cui diocesi fa parte tuttora. Nel moto di emancipazione comunale e nella susseguente politica genovese del "divide et impera", fra il secolo XII e il secolo XIII, Porto Maurizio fu la prima a rendersi autonoma sia dai Marchesi di Clavesana, signori del contado Albenganese, sia dal Vescovo di Albenga, che la teneva per tramite dei monaci della Gallinara, mentre Oneglia era suo dominio diretto. Vi concorse certamente la crescente fortuna del "porto" probabile fondazione navale difensiva dei bizantini già nel VI-VII secolo, rispetto al porto di Albenga, che cessò di esistere fra il secolo XII e il secolo XIII in seguito alle alluvioni e allo spostamento della foce del Centa; e così Porto Maurizio ieri, Imperia oggi è di Albenga la vera erede, specialmente sul piano della competizione commerciale e marittima. La città unica di Imperia, nata per conservare il capoluogo della provincia ma frustrata nelle sue aspirazioni moderne alla ferrovia e allo sbocco del Piemonte, non ha che 45 anni di vita: troppo pochi per fare storia. Essa è costituita nella realtà da due centri costieri emuli e rivali, Porto Maurizio e Oneglia, con le vallate che a ciascuna fanno capo, in corso di avvicinamento e di fusione lungo il mare e in funzione del porto, che tuttavia non e 'riuscito a diventare unico. Il dualismo ha radici profonde, non solo perchè già dall'antichità le vallate principali, di Porto Maurizio e di Oneglia,costituirono due cominità o pagi diversi, ma anche perchè dall'età feudale in poi le divergenze si accennarono: Porto Maurizio protesa sul mare e precocemente sviluppatasi in Comune mercantile, Oneglia feudo vescovile fino al 1298, legata ad Albenga fino a questa data nella resistenza a Genova, poi integrata nella Repubblica Genovese, col Marchesato di Dolceacqua, per abile azione di un ramo dei Doria (ed a Oneglia nacque poi Andrea Doria ," Padre della Patria" e massimo esponente della Repubblica), ma nel 1576 con altrettanto abile mossa acquistata da Emanuele Filiberto per farne, durante tre secoli, un'appendice e uno sbocco sussidiario di Nizza, del Piemonte sul mare. I Savoia come eredi dei Conti di Tenda e Ventimiglia-Lascaris, vennero inoltre in possesso delle alte valli di Porto Maurizio (la contea di Prelà) e di Oneglia (la Signoria del Maro), ma non riuscirono mai a vincere la difesa genovese sulla linea dell'alta valle Aroscia, cosicchè, se da un lato poterono interrompere la continuità territoriale del dominio genovese lungo il mare col possesso di Oneglia, dall'altro non conseguirono mai, se non per strade impervie, la continuità territoriale fra Oneglia e il Piemonte, finchè la Rivoluzione Francese e Napoleone amalgamarono Liguria e Piemonte in un unico Stato. Poche vallate liguri, come quella che prende il nome pomposo dal torrente Impero (derivato nel sec. XVII, dall'inclusione di Oneglia sabauda fra i "feudi Imperali") presentano un aspetto così conservatore ed a un tempo così aperto alle comunicazioni con il mare e con l'entroterra, da una lato per la sopravvivenza di un'economia tradizionale legata sopratutto al commercio oleario, dall'altro , perchè da oltre un secolo cioè dalla fusione della Repubblica di Genova col Piemonte, la valle è stata ed è tuttora percorsa dalla più importante arteria di collegamento col Piemonte stesso, che dai tempi di Emanuele Filiberto aveva cercato di fare di Oneglia il suo sbocco al mare, surrogato di Nizza, troppo esposta ad occidente e di Albenga saldamente genovese. Diversa era la situazione nel medioevo, perchè questa arteria aveva importanza trascurabile di fronte alle strade naturali Albenga-Pieve di Teco e Albenga - Garessio lungo le valli dell'Aroscia e del Neva , e perchè la valle dell'Impero fu per tempo politicamente divisa : la parte mediana della valle , con capoluogo Pontedassio, legata al Vescovo di Albenga e poi attraverso i Doria a Genova; la parte alta con la vasta conca rivolta ad occidente e dominata dal monte Grande, passata nel secolo XII sotto il dominio dei Conti di Ventimiglia-Tenda. Di qui la denominazione tradizionale di "Valle di Oneglia" alla prima e di "Valle del Maro" alla seconda, della quale il Castello e il Borgo del Maro (Borgomaro) diventarono il capoluogo feudale. Sul piano storico-architettonico questa divisione politica ebbe riflessi trascurabili, anche se nella valle del Maro i ricordi dei Conti di Ventimiglia sono ancora vivi e frequenti, come sono visibili i maggiori legami con le forme e le influenze dell'architettura montana piuttosto che marittima. Identica è l'intensità delle culture e degli abitati, meno arroccati a formare il Borgo-Castello come nelle valli del Nervia e di Taggia e partecipi forse di una più intensa vitalità del tipo di abitato rurale a ville e fondi di eredità romana. Capoluogo della "Valle Superiore di Oneglia" era Pontedassio ricco comune rurale di fondo valle privo di castello, con una ricca gamma di edifici privati dei sec. XII e XIII , distribuiti in più gruppi ai lati del ponte che immetteva a ponente al castello di Bestagno. La valle superiore di Oneglia si divideva a sua volta in due "Castellanie" : quella di Bestagno intorno a Pontedassio e quella di monte Arosio, sconfinante intorno al "Pizzo d'Evigno" (la più alta montagna della zona) verso le valli di Albenga, con Testico e Poggio Bottaro in val Lerone. È la divisione interna del territorio rispecchiata negli statuti della valle, che risale certamente al periodo del dominio vescovile, ma ricalca forse divisioni e consuetudini più antiche.>> (ved. nota n.6) |